San Marino Singapore Roma. Manager Atac e conte Pasquini della San Marino Investimenti
Nuove perquisizioni: spunta una rete di società per il trasferimento off-shore dei profitti illeciti. Nel mirino i rapporti dell’ex ad Gabbuti con un’azienda in odore di mafia / Da San Marino a Singapore 'Cosi' i manager Atac riciclavano i fondi neri' / Nel mirino i rapporti dell’ex ad Gabbuti con un’azienda in odore di mafia
La Procura di Roma e la Guardia di Finanza tornano a spalancare il pozzo senza fondo di Atac e dunque della politica capitolina. Ieri mattina gli uomini del Nucleo di Polizia tributaria sono entrati nella municipalizzata romana e nello stabilimento della Sipro, l’azienda che gestisce lo stoccaggio dei biglietti e raccoglie il contante delle vendite. È la seconda perquisizione in sette mesi, un accesso necessario dopo la fuga di notizie che l’11 giugno scorso aveva anticipato di un giorno la perquisizione precedente. (...)
Il Sistema Atac vede un significativo numero di società - “Pragmata srl”, “G.A. srl”, “Edil Group 2002”, “Orizzonti srl”, “Italconsulting srl”, “Tanya invest srl”, “Santa Rita srl.”, “XXXIII Ottobre srl” – che hanno fornito “consulenze” con lo scopo di dissimulare trasferimenti all’estero o di «ostacolare l’identificazione della provenienza illecita del denaro ». Veicoli di riciclaggio che portano a San Marino, e di lì a Singapore, Hong Kong, Andorra. E che arrivano al conte Enrico Maria Pasquini, alla sua fiduciaria SMI, e alla “Amphora”, società in grado di garantire un servizio di spallonaggio di contanti verso l’estero. Accade infatti che la “Pragmata srl” (di cui Gabbuti è tra il 2007 e il 2010 proprietario) sia controllata dalla “Mia Fiduciaria”, nome assunto da “Amphora” nel 2011. Esattamente come la “XIII Ottobre srl”. Ed è sempre il conte Pasquini, attraverso la fiduciaria portoghese Ilhadas Pontas di Madeira, ad avere il 90 per cento della “Tanya Invest”. (...)
La Procura di Roma e la Guardia di Finanza tornano a spalancare il pozzo senza fondo di Atac e dunque della politica capitolina. Ieri mattina gli uomini del Nucleo di Polizia tributaria sono entrati nella municipalizzata romana e nello stabilimento della Sipro, l’azienda che gestisce lo stoccaggio dei biglietti e raccoglie il contante delle vendite. È la seconda perquisizione in sette mesi, un accesso necessario dopo la fuga di notizie che l’11 giugno scorso aveva anticipato di un giorno la perquisizione precedente. In quell’occasione, secondo la ricostruzione di una fonte interna, almeno due dipendenti avevano agito per nascondere alcune fatture “sensibili”. Ed ecco che ieri la Finanza è tornata per rifinire il quadro investigativo che, nel confermare l’inchiesta di “Repubblica” pubblicata nel novembre scorso, apre un nuovo squarcio «sulla sottrazione e il riciclaggio » di risorse della più grande azienda del trasporto pubblico italiana per mano del management che l’ha governata. Perquisiti all’alba di due settimane fa, l’ex amministratore delegato Gioacchino Gabbuti e l’ex direttore generale Antonio Cassano, sono in un elenco di sette indagati. Attraverso di loro – secondo il decreto di perquisizione dei pubblici ministeri Laura Condemi e Alberto Pioletti - transita la “rete” di società utilizzata per trasferire off-shore quanto drenato dalle casse di Atac «attraverso un canale parallelo di produzione, distribuzione e vendita dei biglietti ».
IL LAVAGGIO DEL DENARO
Il Sistema Atac vede un significativo numero di società - “Pragmata srl”, “G.A. srl”, “Edil Group 2002”, “Orizzonti srl”, “Italconsulting srl”, “Tanya invest srl”, “Santa Rita srl.”, “XXXIII Ottobre srl” – che hanno fornito “consulenze” con lo scopo di dissimulare trasferimenti all’estero o di «ostacolare l’identificazione della provenienza illecita del denaro ». Veicoli di riciclaggio che portano a San Marino, e di lì a Singapore, Hong Kong, Andorra. E che arrivano al conte Enrico Maria Pasquini, alla sua fiduciaria SMI, e alla “Amphora”, società in grado di garantire un servizio di spallonaggio di contanti verso l’estero. Accade infatti che la “Pragmata srl” (di cui Gabbuti è tra il 2007 e il 2010 proprietario) sia controllata dalla “Mia Fiduciaria”, nome assunto da “Amphora” nel 2011. Esattamente come la “XIII Ottobre srl”. Ed è sempre il conte Pasquini, attraverso la fiduciaria portoghese Ilhadas Pontas di Madeira, ad avere il 90 per cento della “Tanya Invest”.
GLI INTRECCI CON LA SIPRO
C’è di più. Tra i “veicoli di riciclaggio” indicati dalla Procura compare la “Italconsulting srl” di cui, fino al 2007, è azionista di maggioranza proprio Gabbuti. In quell’anno la società viene ceduta alla “Chita Immobiliare” di Salvatore Di Gangi e delle figlie Alessandra e Francesca. Un incrocio sorprendente perché i Di Gangi sono proprietari della “Sipro”, il colosso della security che, per Atac, gestisce lo stoccaggio dei biglietti. Non solo: Salvatore Di Gangi ha un passato che è eufemistico definire nebuloso. Nel 1994, viene indagato per i suoi rapporti con Enrico Nicoletti, il cassiere della banda della Magliana. Rapporti di polizia giudiziaria e intelligence lo vogliono «legato alla malavita organizzata » e, nel 2009, riceve un’interdittiva antimafia revocata nel 2010 dopo la cessione della titolarità della Sipro alle figlie. Soprattutto, Di Gangi torna oggi all’attenzione delle indagini della Procura sulla base di alcune indicazioni riservate (la cui attendibilità è oggetto di riscontro) per asseriti rapporti all’interno del Tribunale di Roma funzionali a ripulire gli archivi giudiziari da precedenti che avrebbero interdetto la “Sipro” e il suo amministratore Giampiero Vitocolonna dalla partecipazione a gare pubbliche. Insomma, una figura “controversa” e tuttavia legatissima proprio all’ex ad di Atac. Perché?
“HO FATTO UNA SOLA CAZZATA”
Seduto nello studio dell’avvocato Bortone, Gioacchino Gabbuti mostra impazienza e «incredulità » per i reati di cui è accusato. Appena ricevuto l’avviso di garanzia, ha chiesto di essere sentito dai pm e chiede ora «comprensione per chi vuole difendersi nel processo e non sui giornali».
«In questa storia — dice — ho fatto una sola cazzata: da proprietario di “Pragmata” ho fatto lavorare la società per Atac, di cui ero ad. È stato il mio unico errore ». Meglio, uno dei due. Il secondo, «prima di arrivare in Atac, è stato affidare alla SMI una parte dei miei guadagni da manager. Più o meno 2 milioni di euro, che ho scudato nel 2008». Per il resto, Gabbuti giura di ignorare l’elenco di società indicate dalla Procura, con l’eccezione delle aziende di famiglia “Italconsulting” e “Orizzonti”. «Perché ho ceduto Italconsulting ai Di Gangi? Perché erano interessati a un terreno a Capocroce che era della società. Tutto qui. Di Gangi è un amico e lavoro con lui da una vita. Per altro, non sono l’unico vista la clientela della Sipro. È un reato questa amicizia? Io la rivendico».