Manette alla "banda del buco" una guardia giurata fra gli otto arrestati
C'era la guardia giurata infedele di Bagheria, Tommaso Cipolla, e Salvatore Battaglia, il titolare di un autolavaggio di piazzetta Cairoli, nella zona di corso dei Mille, che utilizzava la sua attività come base logistica per i colpi da mettere a segno. Sono due dei componenti della banda di otto rapinatori (un altro è ancora ricercato) arrestati la notte scorsa dalla squadra mobile.
Una banda che è sempre arrivata a un soffio dal mettere a segno i colpi, poi finiti in un nulla di fatto, complice anche l'arrivo della polizia. Quatto gli episodi per i quali i nove finiscono agli arresti con l'accusa di associazione per delinquere e tentata rapina. Un solo colpo doveva essere messo a segno a Palermo, alla gioielleria "Les Cadeaux" di via Ferdinando Li Donni, a due passi dal teatro Massimo, ma fallì per l'arrivo della polizia.
L'inchiesta della sezione antirapina, guidata dal vicequestore aggiunto Silvia Como, ha preso il via nel 2009 ed è stata coordinata dai magistrati Maurizio Scalia e Fabio Bonaccorso. Il gip Nicola Aiello ha disposto per sei degli indagati la custodia cautelare in carcere e per tre i domiciliari.
Il metodo utilizzato dalla banda, e ricostruito dalla squadra mobile grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali, è quello del buco nella parete di locali attigui a quello preso di mira. Attraverso le intercettazioni la polizia ha seguito passo passo la preparazione a rapine in due istituti di credito dell'Agrigentino e in uno di Trapani, mentre un'altra rapina, a un tabaccaio
di Bagheria, è sfumata perché i rapinatori erano indecisi su chi, tra il titolare e la fidanzata, avesse nella borsa l'incasso della giornata. Per questo colpo, e per un altro a un'agenzia Unicredit di Bagheria, aveva passato le informazioni la guardia giurata Tommaso Cipolla, finito ai domiciliari con l'accusa di concorso esterno in associazione a delinquere.
In carcere invece è andato invece Salvatore Battaglia, ritenuto il capo dell'organizzazione. Aveva messo a disposizione il suo autolavaggio per le riunioni della banda, ma anche la sua auto per i sopralluoghi davanti agli obiettivi dell'organizzazione. Intanto le cimici dei poliziotti ascoltavano tutto. "Siamo una famiglia", dicevano i componenti della banda. "Lo senti il profumo dell'oro?", chiedeva un altro durante la preparazione del colpo alla gioielleria "Les Cadeaux". Ma poi è arrivata la polizia a rovinare la festa.