Il divieto di discriminazione all’interno dei rapporti di lavoro è ordinato dal D.Lgs. 198/2006 che regola la disciplina normativa antidiscriminatoria già in essere.
Quella di genere, tra uomo e donna, rappresenta una delle forme di discriminazione sul lavoro dominanti. Le accezioni possono, comunque, essere classificate in discriminazioni dirette e indirette.
DISCRIMINAZIONI DIRETTE
La discriminazione sul lavoro diretta consiste in disposizioni, criteri, prassi, atti, patti o comportamenti che producano effetti pregiudizievoli, discriminando lavoratrici/lavoratori in ragione del loro sesso; e, comunque, in qualsiasi trattamento sfavorevole rispetto a lavoratrici/lavoratori in situazioni analoghe.
DISCRIMINAZIONI INDIRETTE
La discriminazione sul lavoro indiretta consiste in disposizioni, criteri, prassi, atti, patti o comportamenti apparentemente neutri che mettono (o possono mettere) lavoratori di un determinato sesso in posizioni di sensibile svantaggio rispetto a lavoratori di sesso opposto, salvo che si riferiscano a requisiti essenziali per lo svolgimento dell’attività lavorativa, purché gli obiettivi siano legittimi e i mezzi impiegati appropriati e necessari.
La discriminazione sul lavoro indiretta consiste anche in trattamenti sfavorevoli in ragione di stati di gravidanza, maternità o paternità (anche adottivi), oppure in ragione della titolarità e dell’esercizio dei relativi diritti.
Il divieto di discriminazione sul lavoro vale per tutti gli aspetti del rapporto di lavoro e dei relativi rapporti economici.
Il legislatore ha esplicitamente vietato le discriminazioni in merito a diversi aspetti del rapporto di lavoro: accesso al lavoro, attribuzione di mansioni e qualifiche, avanzamento di carriera e retribuzione.
Altre forme di discriminazione sul posto di lavoro sono anche le molestie sessuali e le discriminazioni di reazione.
E sono considerati gravi esempi di discriminazione sul lavoro anche l’atteggiamento discriminatorio nei confronti di lavoratrici/lavoratori a causa delle condizioni di salute o disabilità, delle opinioni politiche, della razza o della religione.


